Peterhof fu costruita sul progetto del fondatore di San Pietroburgo Pietro il Grande. Era la creatura prediletta dell’imperatore, che la mostrava con orgoglio ai suoi ospiti. Il luogo, scelto con cura, presenta un paesaggio caratterizzato da un litorale che, all’inizio basso, diventa una parete ripida, e separa così in maniera naturale il complesso del Giardino Superiore da quello del Parco Inferiore. Tra loro vi è il Gran Palazzo che, posto su un’altura, era visibile anche da lontano a chi vi si avvicinava dal mare, e dalle finestre della sua sala centrale del si apriva un panorama meraviglioso, il viale centrale del Giardino Superiore, con i boschi accuratamente potati e le aiuole geometriche, e via via allontanandosi il corso del Gran Canale, dal parco fino alle lontananze grigio-argentee del mare in cui esso si perdeva.
Dal 1716 tutti i lavoratori a Peterhof passarono sotto la sovrintendenza di Jean Baptiste Leblond, che nella sua patria, la Francia, aveva ottenuto il titolo di architetto di corte. Alla sua morte, avvenuta nel 1719, la direzione del cantiere fu affidata a Nicola Michetti, aiutante e allievo del celebre architetto italiano Carlo Fontana.
Oltre al Gran Palazzo, nel Parco Inferiore figuravano alcuni graziosi edifici quali il Marly, che si affacciava sullo specchio d’acqua di un laghetto artificiale a forma rettangolare, l’Ermitage, circondato da un fossato, ed il Monplaisir. Le decorazione delle sale interne di questi palazzi, alla quale lavorarono artigiani russi ed europei di grande valore, si distingueva per la ricercatezza, la bellezza e l’eleganza degli elementi ornamentali, sullo stile dei francesi Nicolas Pineau e Jean Pillement, che qui lavorarono. Questo complesso ricordava senza dubbio la residenza del monarca francese. Ma non del tutto. Solo nelle residenze dell’imperatore russo le acque sorgive che scendevano spontaneamente da un rilievo naturale, attraverso una conduttura, si slanciavano liberamente verso l’alto nelle decine di zampilli spumosi delle fontane del Parco Inferiore, per poi ricadere, mescolandosi con l’acqua salata del mare.
Questi spettacolari giochi d’acqua che, alla luce del sole, acquistavano uno splendore iridiscente, costituivano un essenziale elemento compositivo, tale da movimentare e trasformare in un insieme armonioso l’intero complessi di parchi e palazzi. In ogni angolo del parco il visitatore stupito ed ammirato si imbatteva in piacevoli sorprese, che si presentavano sotto forma di “fontane degli scherzi”, di “giardinetto cinese”, di gallerie e di padiglioni a specchi.
Nell’insieme questo “paradiso sulla riva del mare”, superando in sfarzo e magnificenza le residenze di molti europei, testimoniava della potenza e delle inesauribili possibilità creative della Russia. A Peterhof il luogo più amato da Pietro stesso era il Monplaisir, un palazzo in pietra, costruito su un terrapieno in prossimità delle onde, che quasi giungevano a lambirlo; in tal modo l’aria umida, mossa dal vento marino, circolava costantemente all’interno delle sue stanze. Di modeste dimensioni, con il suo pianterreno, dotato di una comoda cucina rivestita di mattonelle di maiolica, il Monplaisir ricordava le tipiche costruzioni olandesi che all’imperatore, amante della vita sobria e semplice, erano più gradite delle sale sfarzose dagli alti soffitti.
La figlia di Pietro il Grande Elisabetta, obbedendo alle volontà del padre, fece conferire al “paradiso” da lui preferito proporzioni veramente imperiali e sfarzo barocco, grazie non solo al restauro di tutte le costruzioni preesistenti, ma anche all’aggiunta di ampliamenti al Monplaisir di padiglioni a specchi e di fontane. Particolari rimaneggiamenti subì il Palazzo Grande, trasformato per volontà del valente architetto italiano Francesco Bartolomeo Rastrelli da severo edificio ad un piano, in ampia e composita costruzione, comprendente gallerie laterali, una chiesa a cinque cupole e il cosiddetto Padiglione sotto lo Stemma.
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